L’inquinamento a Milano

Da Milano, a tutto il mondo

Il degrado ambientale della città di Milano descritto da Parini è una delle tematiche dolenti, purtroppo ora di rilevanza mondiale, che affligge anche la nostra società.

A seguito della prima quarantena, la situazione pare essersi risollevata con miglioramenti generali della qualità della vita:

Dati alla mano

Grazie al periodo di lockdown, le concentrazioni di gas nocivi si sono drasticamente ridotte.

Gli inquinanti gassosi presi in considerazione (benzene NO e ossidi di azoto NO2), hanno mostrato cali importanti sia rispetto ai mesi di marzo 2016-2019, sia rispetto ai periodi precedenti il lockdown: le concentrazioni nel bacino sono diminuite fino al 58% per NO e al 33% e 38% rispettivamente per benzene e NO2.

Il confronto con il periodo medio degli anni precedenti ha mostrato come le concentrazioni di questi gas presentino valori ampiamente inferiori alla media. In sintesi, per quanto riguarda gli inquinanti gassosi, tutti gli indicatori scelti confermano una riduzione importante dell'impatto sulle concentrazioni atmosferiche, rispetto allo scenario "NO-COVID".

Il lockdown ha portato a una riduzione del traffico senza precedenti, e di conseguenza anche un cambiamento netto sulle temperature atmosferiche.

In particolare, la chiusura delle attività non necessarie del 22 marzo è risultata la misura di contenimento più impattante, con una riduzione del traffico del 77%, al contrario dell’imposizione del lockdown forzato del 9 marzo, che ha portato a una riduzione del 56% di veicoli in circolazione.

La situazione post-lockdown

La quarantena avrebbe dovuto farci aprire gli occhi; nonostante sia stata una misura “forzata”, la natura circostante ne ha beneficiato notevolmente.

Tuttavia, dopo soli 2 anni dalla prima manovra per il contenimento dei contagi, leggiamo sui quotidiani:

“Le limitazioni antismog, comunque, sono servite a poco: da quando sono scattate  (il 13 gennaio) la curva delle sostanze inquinanti non si è mossa verso il basso, anzi, ha oscillato sempre oltre la soglia fino a raggiungere (il 19 gennaio) quota 81,6 µg/m³.

Il giorno con più smog del 2022, comunque, è stato Capodanno: grazie al mix di condizioni meteo e fuochi artificiali (nonostante fossero vietati).”

Ad oggi i valori d’inquinamento hanno raggiunto valori mai visti prima d’ora, con Milano che pare non aver mantenuto quasi nessun aspetto positivo dato dal lockdown di marzo 2020.

Il caso delle mascherine usate

L’ingente richiesta di dispositivi di protezione individuale (DPI), essenziali per impedire la diffusione del COVID-19, ne provocò un boom di produzione che oggi ci porta a fronteggiare un’enorme quantità di rifiuti.

Sei fuori per la tua passeggiata quotidiana e vedi una mascherina per terra: certo non è allettante il pensiero di toccare la cosa che ha schermato il respiro potenzialmente contagioso di qualcuno.

In questo modo quella mascherina rimarrà lì finché non viene portata via dal vento, andando a cambiare il panorama di tutto il mondo, a partire dai parcheggi dei negozi fino ad arrivare alle spiagge delle isole disabitate.

Un anno fa l’idea che mascherine, guanti e salviette usa e getta potessero diventare sostanze inquinanti per l’ambiente a livello globale non era una preoccupazione urgente e nessuno immaginava quanti o per quanto tempo sarebbero stati necessari.

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